Notizie Radicali
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  mercoledì 17 maggio 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Emma Bonino al governo, non un “valore aggiunto”, ma un valore “altro”.

di Gualtiero Vecellio

Farà bene al Governo, Emma. Al Governo, perché ha una “cultura” di governo delle cose, e farà bene al paese. Emma Bonino ministro è un buon modo di festeggiare i cinquant’anni di vita del Partito Radicale. E’ il secondo radicale, da quando esiste questo partito (e la Repubblica) che viene chiamato a una responsabilità di governo. Prima di Emma questa avventura è toccata a Ernesto Rossi: il 5 luglio 1945, a quarantotto anni, Rossi, su suggerimento di Vittorio Foa, entra come sottosegretario alla Ricostruzione nel governo di Ferruccio Parri. Rossi doveva studiare le complesse questioni relative al rilievo, alla custodia e alla vendita dei residuati bellici che gli anglo-americani avevano ceduto a basso prezzo allo Stato italiano. Non era cosa da poco, lo si capisce dalle parole di Altiero Spinelli: “Americani e inglesi avevano sbarcato in Italia materiale che avrebbe dovuto alimentare per un anno un esercito da un milione di uomini”. C’era di tutto: carri armati, locomotive, rimorchi, centocinquantamila tra camion, automobili e motociclette, la maggior parte in buono stato; c’era poi una incredibile quantità di pneumatici di ogni grandezza, cannoni, partite di reggipetto per le ausiliarie, preservativi per i soldati, vestiario, tessuti, giganteschi serbatoi per l’acqua potabile, impianti telegrafici e telefonici, stazioni radio, medicinali, cibarie a lunga conservazione, un piccolo naviglio, aeroplani, grosse bombe aeree, bombe da cannone, casse per proiettili minori, attrezzature avanzate per l’edilizia, radar. “Una massa di residuati di guerra di gran lunga più ingente di quella che risultava disponibile nel 1919. Materiali”, scrive Rossi in una lettera a Luigi Einaudi – per parecchie decine di miliardi di lire, forse per alcune centinaia di miliardi”(per capirci: cento miliardi di lire del 1946 equivalgono a 4mila miliardi e mezzo circa di lire del 1995).

 

Su quell’immenso patrimonio mettono gli occhi sopra Giorgio Valerio, dirigente della società elettrica milanese Edison, e l’ingegner Giuseppe De Benedetti, dirigente della Vetrokoke di Marghera. Nelle sue memorie Spinelli annota: “Valerio e De Benedetti dovettero sogghignare quando seppero che loro presidente sarebbe stata un’anima candida, professore di filosofia, privo di ogni esperienza nel mondo degli affari e la cui più lunga professione era stata quella di prigioniero politico”.

 

Quel loro sogghigno è destinato ben presto a morire in gola. Rossi a capo dell’ARAR (Azienda Rilievo Alienazione Residuati) è un vero e proprio mastino da guardia. Sempre a Einaudi scrive: “L’esperienza di quello che accadde dopo la guerra passata, quando gli speculatori riuscirono a fare i più loschi affari mascherandosi dietro cooperative di ex combattenti, deve metterci in guardia contro ogni politica tendente a cedere i residuati a prezzi di favore a organizzazioni o gruppi che si presentano come meritevoli di particolare attenzione”.

 

Vero è che Rossi poteva contare sull’appoggio e sulla fiducia di persone come Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia e di Riccardo Lombardi, ministro dei Trasporti da cui l’ARAR dipendeva. Vero è che presidente del Consiglio, allora, era Alcide De Gasperi. Rossi, con l’aiuto di Spinelli e di Leopoldo Piccardi, riesce a tener testa a Valerio e a tutti gli interessi che Valerio rappresenta, ne smaschera i loschi traffici. Alla fine “l’inesperto professorino” pone l’aut aut: “O lei toglie il disturbo o pubblico il rapporto di Spinelli”. Capita l’antifona, Valerio lascia,

 

Chi conosce Emma Bonino sa che è fatta della stessa pasta dell’ “inesperto professorino”. L’ha vista all’opera come Commissario Europeo – e bisognerà pure ricordare che avevano cercato di relegarla a compiti di secondaria importanza –,come parlamentare italiana ed europea, dirigente politico. Emma ormai basta la parola, non solo in Italia, ma un po’ ovunque nel mondo, e in particolare in quella parte di mondo dove si giocano partite decisive e che ci vede spesso assenti, silenti e ignoranti dei processi in corso.

 

Emma Bonino non è, come si dice, un “valore aggiunto”. E’ piuttosto un valore “altro”. Se ne accorgeranno.